La prima apparizione di Valpreda nella veste di "compagno": la trasferta sanremese del 1968

Il pezzo dello "Specchio" riprodotto sul n°31 di Storia Ribelle

Vincenzo Vinciguerra ha più volte citato (l’ultima, nell’articolo pubblicato qui proprio ieri) la trasferta sanremese del gennaio ’68 come la prima apparizione pubblica di Pietro Valpreda:

Il 28 gennaio 1968, a Sanremo, viene fotografato ed intervistato Pietro Valpreda … mentre insieme ad altri dodici suoi amici si prepara a contestare il Festival della canzone italiana per conto di Stefano Delle Chiaie. La contestazione non ci sarà perchè il "patron” del Festival fa­rà sapere a Delle Chiaie di essere un "camerata" e di non meritare il danno che sarebbe derivato dall'azione di "Alberto" ed amici al suo Festival[1].

Vinciguerra riferisce di aver appreso la reale matrice di quella contestazione direttamente da Delle Chiaie[2].

Questo, insieme a diversi altri fatti, ha indotto Vinciguerra a porre il quesito: “Ma, Pietro Valpreda era anarchico?”[3].

E a ricordare l’inquietante scoperta cui erano già giunti, 40 anni orsono, gli autori del libro “La strage di Stato”:

“Come mai tutte quelle foto di Valpreda fatte prima. Valpreda era uno sconosciuto…Allora organizzammo una rapida inchiesta per stabilire come le foto erano arrivate ai giornali. E venne fuori che quelle foto appartenevano tutte ad un unico servizio ed erano state fatte dall’agenzia di Giacomo Alexis per “Lo Specchio”, Alexis fa le foto anche per “il ‘Borghese”…”.

Tra le foto in questione ce n’erano alcune riguardanti proprio la spedizione sanremese, anch’esse, naturalmente, opera di Alexis. Erano state pubblicate, a corredo di un articolo dello stesso Alexis, sullo “Specchio” del 21 dicembre 1969, pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana. Ho pensato che fosse utile all’attuale dibattito sulla figura di Valpreda pubblicare qui le foto e il pezzo di Alexis, grazie al fatto che sono state riesumate di recente da quell’instancabile ricercatore che risponde al nome di Roberto Gremmo, sulla sua rivista STORIA RIBELLE[4].

Gremmo ricorda che le foto erano state pubblicate “dal settimanale dei gruppi di pressione filo-americani diretto da Giorgio Nelson Page”; a mia volta, ricordo che Nelson Page viene indicato tra “chi sapeva tutto, nei dettagli” sulla strage di piazza Fontana (insieme a Guido Giannettini, Mario Tedeschi – Tedeschi, il direttore del “Borghese” – Luciano Cirri, Giorgio Almirante e Gastone Nencioni) da Mister X, l’operativo neofascista intervistato da Paolo Cucchiarelli alla fine del suo libro “Il segreto di piazza Fontana”[5].

Nel servizio in questione, Valpreda viene presentato come un maoista “di origine anarchica”, il che quadra perfettamente con l’operazione di infiltrazione-provocazione descritta da Vinciguerra. Sarebbe interessante ricostruire:

1.       Le reazioni della stampa anarchica dell’epoca, se ve ne furono, alla descrizione di Valpreda e dei suoi come “gruppo di giovani anarcoidi comunisti del Circolo «Ponte della Ghisolfa» di Milano.

2.       L’identità dei giovani che appaiono nelle foto insieme a Valpreda.

In ogni caso, è vero, come rimarcato da Vinciguerra, che l’opera di accreditamento di Valpreda come “compagno”, sostanzialmente fallita presso gli anarchici prima di piazza Fontana, diventa un successo – dopo la strage – presso l’opinione pubblica italiana. Anche grazie ad articoli come questo.

“HO PAGATO IL PRANZO A PIETRO VALPREDA MA NON IMMAGINAVO CHE SAREBBE DIVENTATO UN ASSASSINO”

Di Giacomo Alexis

«Ero andato a Sanremo per il Festival, ma non per i cantanti. Mi interessavano i contestatori, quelli che erano partiti con lo scopo di far saltare il Festival. Dopo avere girato una intera giornata per Sanremo, non ero riuscito a trovarne traccia. Eppure sapevo che c’erano. C’era chi li aveva visti. Ma erano introvabili. Finalmente, la mattina del 28 gennaio trovai un volantino ciclostilato nel quale si dicevano parole di fuoco contro il Festival borghese. In calce al manifestino c’era un indirizzo: via Cavour 34. Ci andai subito. Era la sede sanremese del PSIUP. Non era una sorpresa, questa. Già a Viareggio, subito dopo i fatti di Capodanno davanti alla “Bussola” di Bernardini, avevo notato che il PSIUP dava aiuto in tutti i modi ai contestatori, specie mettendo a loro disposizione le sedi e il ciclostile.

«Attraverso il PSIUP riuscii a trovare i contestatori. Erano accampati in una piazza della Sanremo vecchia, sotto una tenda: piazza Santa Brigida. Mi presentai, qualcuno mi riconobbe e disse che ero un fotografo borghese, così gli altri dissero che avrei dovuto fare l’autocritica. Era una scena piuttosto buffa, che si è conclusa da parte mia con il pagamento di mille lire, mentre il capo del gruppo, Alberto, mi appuntava sulla giacca un distintivo con la faccia di Mao. Così fui accettato nel gruppo.

«Quando, nei giorni scorsi, apparve la fotografia di Pietro Valpreda su tutti i giornali, lo riconobbi subito. Era lui quell’Alberto che capeggiava il gruppo di Sanremo.

«In un resoconto di questa mia giornata con i contestatori di Sanremo, pubblicato sullo “Specchio” del 9 febbraio 1969, scrivevo testualmente: “Non vogliono dire i loro cognomi ed i loro veri nomi. Gianni, Giuseppe, Alberto, Michela, Rosanna sono nomi di battaglia. Vanno in giro senza documenti, senza niente in tasca che possa servire a identificarli. Vengono convocati e mandati dove c’è bisogno di loro. Ovunque trovano appoggio presso le sedi del PSIUP, che forniscono loro informazioni e aiuti ari, mettendo a disposizione i ciclostile…”.

«Alberto, cioè Pietro Valpreda, era indubbiamente il capo di quella poco allegra comitiva. Era il più anziano, il più “vissuto”, e senza dubbio anche il più esperto come rivoluzionario. A Sanremo l’azione rivoluzionaria andò male, perché la popolazione locale non accettò la lotta, così essi furono costretti a ripiegare su uno sciopero della fame piuttosto simbolico. Io arrivai sotto la loro tenda proprio mentre stavano discutendo il passaggio dall’azione attiva all’azione passiva. In fondo, non facevano molta fatica a fare lo sciopero della fame. Soldi ne avevano pochi. Qualcosa erano riusciti a racimolare a Genova, in piazza Cavour 3/2, dove ha sede il Partito comunista d’Italia (marxista-leninista), lo stesso che li aveva riforniti di materiale comunista cinese, come i libretti rossi di Mao che vendevano in giro. Quello che organizzava tutto era Valpreda, la sua autorità era fuori discussione. Era lui che decideva per tutti.

«La cosa su cui Valpreda teneva di più era la sua origine anarchica, e citava continuamente i gruppi “Ponte della Ghisolfa” e “Gli iconoclasti” con sede a Milano in piazzale Lugano 31. Ma fin che stava sotto la tenda, in piazza Santa Brigida, stava sulle sue. Si sentiva capo. Si scongelò alla sera, quando andammo tutti a cena.

«Infatti, mentre i tre prescelti per l’azione dimostrativa facevano lo sciopero della fame sotto la tenda, io invitai a cena Valpreda e gli altri. Andammo nella trattoria “da Giovanni”, in piazza Marsiglia, e ci fu un lauto pasto  con pizza come antipasto, poi tagliatelle, frutta, formaggi, caffè, vino. A tavola cominciarono tutti a sbottonarsi, a parlare delle loro passate esperienze. Chi raccontava gli episodi della Sorbonne a Parigi, cui aveva partecipato, chi della “Bussola”, chi dell’università a Valle Giulia a Roma, chi della Scala a Milano.

«Valpreda, in questi racconti, pareva avesse il dono dell’ubiquità. Tranne che per il maggio francese, era stato dappertutto. Era stato alla Scala a ingiuriare le signore borghesi ingioiellate, era alla “Bussola” a scagliare pietre e a erigere barricate, era a Valle Giulia nei furibondi assalti contro la polizia. I suoi racconti erano precisi, particolareggiati e sempre suffragati dalla testimonianza di qualche altro compagno. “Ti ricordi a Viareggio?”, oppure “A Roma c’eri anche tu”, e così via.

«I giovani compagni di Valpreda, a prima vista, sembravano degli scapestrati innocui, invece erano tutti dei temibili bombardieri, esperti nel fabbricare bombe molotov, nell’innalzare barricate, nel sobillare. Degli specialisti, insomma».

GIACOMO ALEXIS



[2] Vedi l’articolo L’INFILTRATO: http://www.archivioguerrapolitica.org/?p=466
[3] Ibidem.
[4] “Gli anarchici milanesi e il “Controfestival” di Sanremo del 1969”, in STORIA RIBELLE, N°31, pp. 2976-2981.
[5] Cito dalla seconda edizione, Ponte alle Grazie, Milano 2012, pp. 639-643.